Democrito e l'atomo

 
Democrito
 
La teoria dell'atomo
Il filosofo di Abdera non ricorreva al mito, ma voleva risolvere il conflitto tra mutamento e permanenza tramite una visione materialistica dell'universo, per la quale il mutamento e la permanenza erano tenuto insieme e  conciliati. 
Democrito sosteneva che gli elementi originali fossero gli atomi, particelle minime e indivisibili di materia non divisibili, uguali qualitativamente ma diversi quantitativamente che si aggregano e disgregano facendo nascere e morire tutte le cose.
L'atomo può essere paragonato all'essere di Parmenide e alle sua caratteristiche, in quanto semplice, indivisibile, ingenerato ed eterno, uniforme e immutabile; conciliando l'elemento immutabile di Parmenide e il molteplice e divenire di Eraclito.

Atomo


Vuoto e movimento
Democrito sosteneva la coesistenza del non essere, il vuoto, e dell'essere, l'atomo, quest'ultimo impenetrabile e il vuoto assoluto, nel vuoto, il nulla assoluto.
Inoltre, sosteneva l'esistenza del movimento, affidato al caso, quindi privo di fine prestabilito.
La visione del mondo di Democrito era meccanicistica, basata sulla spiegazione dei fenomeni fisica e quindi meccanica senza natura, deterministica, basata su una causa necessaria determinante sull'universo, materialistica, cioè l'unica realtà è la materia, e atea, quindi senza religione. Bisogna aggiungere che Democrito sosteneva la pluralità infinita di mondi dalle infinite combinazioni degli atomi.



Conoscenza e metodo
Democrito suddivise il metodo scientifico in tre fasi:
1. la conoscenza sensibile
2. l'elaborazione intellettuale dei dati esperienziali
3. la formulazione di una legge
Per il filosofo di Abdera la conoscenza era oscura, basata sulla conoscenza sensibile, e genuina, basata sullo stabilire di qualità oggettive reali, egli ragionò sull'infinita divisibilità della materia di Zenone. Da questo ragionamento egli dedusse che per la presenza dell'essere erano necessari dei costituenti minimi della materia non ulteriormente divisibili, gli atomi, e che non ci fosse un aumento e una diminuzione della materia complessiva universale.

Paradosso della freccia di Zenone


La storia naturale dell'uomo e l'etica 
Il filosofo di Abdera descrisse la storia naturale dell'uomo dalla concezione materialistica del mondo, quindi con l'esclusione del credo religioso.
Egli riteneva che l'uomo ha appreso tutto ciò che sa dalla natura, che il linguaggio sia una convenzione creata dal genere umano come cosa comune a tutti gli uomini e che la pratica e l'esperienza, grandi "maestre" degli uomini, siano illuminate dalla ragione.
Da questo ultimo principio egli legò l'etica alla mentalità razionalistica, "razionalismo morale", nella quale il valore che spiccava di più era la felicità, il raggiungimento della serenità spirituale, legata all'equilibrio e alla misura dello stile di vita guidato dalla ragione, che se assente porta alla guida della vita turbamenti, paure, passione e insoddisfazioni.

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